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Per comprendere la nascita dell’attuale e grande mobilificio Mobil House, sito nella zona artigianale di Mosciano Sant’Angelo, in via Ignazio Silone, è necessario tornare indietro nel tempo, a quando un noto ed importante artigiano, Giuseppe Potenza, apri, già alla fine dell’Ottocento, una bottega in Largo Anfiteatro, proprio vicino alla falegnameria di P’l’ru’sc.
Giuseppe, sposato con Livia Faraone, ebbe cinque figli: Giovanni, Umberto, Attilio, Renato ed Alessandro e, proprio Renato, diversamente dagli altri fratelli che seguirono le orme del padre falegname, intorno al 1930 aprì una piccola attività in via Anfiteatro: una fabbrica di reti conosciuta nel teramano, modesta, ma ben inserita nel mercato.
Si è cercato di ricostruire, insieme a Franco Potenza, nipote di Giuseppe e figlio di Renato, alcuni degli eventi più importanti e significativi che determinarono la nascita di quest’importante opificio, oggi dedito soltanto all’attività commerciale.
Come afferma Franco, “inizialmente Renato non fu un falegname, ma un fabbro” che, solo successivamente, si dedicherà all’imprenditoria mobiliare, occupandosi prevalentemente del commerciale e dell’amministrazione.
Proprietario di una fabbrica di reti nella zona retrostante la Chiesa del Rosario, Renato decise di cambiare attività e di dedicarsi anch’egli alla produzione del mobile intorno agli anni ’60, precisamente nel 1962, quando costruì la prima società di fatto di nome SAMM (Società Artigiana di Mobili Mosciano) con Benito Medori e Dino Vitali. Quest’ultimo, però, ne uscì quasi subito, stringendo una società con Sesto Ferroni, per avviare un opificio in via Papa Giovanni XXIII.
Erano anni di grande espansione in paese: i primissimi imprenditori, Mancini e Potenza e Flaiani, avevano dato l’input affinché anche gli altri artigiani potessero sperare nella costruzione di nuove aree di lavoro utili allo sviluppo della produzione del mobile. Così, anche Renato, insieme a Benito Medori, credette fortemente in questa possibilità e, dopo aver chiuso la fabbrica di reti in via Largo Anfiteatro, si trasferì in una traversa di via Roma (oggi via Aldo Moro): Benito si occupava della produzione, mentre Renato delle consegne e dei rapporti con la clientela.
La loro produzione, come quella di quasi tutti i mobilieri dell’epoca, fu caratterizzata dalla realizzazione di camere da letto, una produzione artigianale, dove tutto veniva fatto a mano e grazie alla quale si poterono ammirare prodotti validi e duraturi nel tempo.
Franco ricorda molto bene ciò che padre Renato sosteneva rispetto all’epoca:
“Papà aveva ben chiara una cosa, che oggi per noi è ancora più evidente: a quei tempi il lavoro c’era e la domanda era superiore all’offerta. Poter sperare, anzi sognare, di concretizzare un obiettivo era possibile. Basti pensare che non c’era pressione fiscale, si era liberi di poter aprire e chiudere con facilità forme societarie e consortili, processi che oggi non solo sono diventati difficili e ardui da sostenere, ma anche impossibili da realizzare, causa le ingenti spese cui si deve sottostare. In più, ricordo che papà Renato mi ha trasferito l’esigenza che si sentiva, nel dopoguerra, di ricostruire, di lavorare, di creare; anche se, effettivamente, Mosciano poté considerarsi e può considerarsi ancora oggi un paese a carattere artigianale, ma con una quasi totale assenza di conoscenza e competenza industriale. Molte volte mi sono chiesto perché non si sia riusciti a sostenere e far perdurare nel tempo la produzione in questo paese; la risposta è stata sempre la stessa: mancanza di conoscenza.”
La domanda, dunque, era più alta dell’offerta; si produceva molto e rispondere a tutte le richieste a volte era impossibile. Per questo, si avvertì l’esigenza di trasferirsi in una zona più estesa, dove poter strutturare meglio il reparto produzione e aprire anche una parte espositiva.
Fu così che, tra la fine degli anni ’60 ed inizio anni ’70, Renato Potenza acquistò un lotto di terreno in via Giovanni Paolo XXIII, oggi occupato nel piano terra da esercizi commerciali, ma dopo al tempo di ebbe l’opportunità di costruire una zona espositiva molto ampia, con il reparto produzione nell’area sottostante.
Così racconta il figlio Franco: “Mio padre fu davvero lungimirante. Voleva tanto quel terreno, all’epoca di proprietà del dott. Di Sabatino. Lo pagò un milione e seicentomila Lire. Ben 1940 metri quadri di terreno, cui si aggiunge, qualche anno dopo, una nuova area d’acquisto, quella in cui attualmente sono collocati gli esercizi commerciali “Snoopy” e “Jennifer”“.
In questo nuovo e grande capannone, sopra il quale venne costruita anche l’abitazione di Renato, si venne a delineare una bella e grande realtà familiare e lavorativa, dove furono impiegati diversi operai, alcuni provenienti già dal precedente opificio in via Roma, altri assunti per l’occasione.
Camillo Di Giorgio, Renato Medori, Antonio Di Giacomo, Ivano Caprioni, Dante Caprioni, Pasquale Tulli; e tra le donne, che si occupavano della rifinitura mobili, si ricordano Silvana Bilò, Giuseppina Paolone, Carolina Mirabili, Addolorata Di Bonaventura.
La realtà produttiva visse anni di importante sviluppo, rimanendo collocata in via Papa Giovanni XXIII fino al 1984, anno in cui la società di fatto si trasforma in s.n.c. con il nome di SAM: è in questa fase di passaggio che Renato Potenza esce dalla società facendo subentrare al suo posto il figlio Franco, socio di Benito.
Il cambiamento non si avvertì però solo nell’area dirigenziale, ma anche nella parte gestionale e nello specifico nel settore di produzione. La SAM (Società Artigiana Mobili), infatti, si trasferì nella nuova zona artigianale di Mosciano Sant’Angelo, in un’area molto più estesa, dove oggi, su circa 4.000 metri quadri, si sviluppa l’intero mobilificio. Da quel momento l’azienda, al passo con i tempi e attenta all’introduzione del trucidare nel sistema produttivo, decise di abbandonare il prodotto “camera da letto”, cominciando a lavorare essenzialmente camerate, armadi ed altri complementi, dimenticando la più raffinata e preziosa lavorazione artigianale.
Negli anni successivi, per la SAM fu davvero dura sostenere i ritmi di produzione, viste le mutate esigenze della clientela e viste soprattutto la forte concorrenza del Nord e la mancata preparazione degli imprenditori locali, poco inclini al rinnovamento e all’investimento in nuove risorse.
Tra il 2001 e il 2002, anche la famiglia di Franco Potenza abbandona la produzione dedicandosi, oggi, esclusivamente all’aspetto commerciale presso il Mobilificio Mobil House.
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